IPv6 e il futuro di Internet

Non si parla molto di IPv6, anche se penso che l'argomento meriterebbe più attenzione perché riguarda il futuro di Internet.
In questo articolo cercherò di spiegare di che cosa si tratta e proverò ad ipotizzare alcuni scenari che si potrebbero presentare.

Cominciamo a dire che IPv6 è il successore di IPv4, il protocollo che viene attualmente utilizzato per comunicare su Internet.
IPv4? Certo è una sigla poco utilizzata, più spesso sentiamo parlare di TCP/IP e sappiamo che ogni computer che comunica in Internet è dotato di un indirizzo IP. Ma effettivamente la versione del protocollo IP che stiamo utilizzando è la 4.

Ma perchè c'è bisogno di un successore, di una nuova versione del protocollo? La risposta è molto semplice: perchè gli indirizzi IP a disposizione si stanno esaurendo.
Attualmente gli indirizzi IP hanno un formato del tipo 85.205.31.200, ogni gruppo di cifre separato da un punto può assumere valori da 0 a 255 e gli indirizzi IP possibili con questo sistema sono circa 4 miliardi.
Con lo sviluppo di Internet degli ultimi anni a livello planetario, l'esplosione del numero di siti Internet e l'accesso anche dai dispositivi mobili è facile capire quanto questo numero non sia poi così abbondante.

Fortunatamente c'è qualcuno che l'aveva già capito alcuni anni fa e ha già progettato un nuovo protocollo, IPv6 appunto.
Se IPv4 prevedeva quattro gruppi di cifre IPv6 ne prevede 16, che però vengono espresse in esadecimale e in un formato diverso.
Un esempio di indirizzo IPv6 è 2001:5c0:151f:a800:3F20:682:3350:198e
Non molto facile da leggere però lo spazio di indirizzamento è immenso: migliaia di indirizzi IP per ogni metro quadro sul pianeta, oceani compresi.

Ma facciamo prima il punto della situazione.
L'assegnazione degli indirizzi IP disponibili viene gestita da un ente internazionale che si chiama IANA che assegna grossi blocchi di indirizzi IP a degli altri enti che operano su zone del mondo rappresentate più o meno dai continenti.
Questi enti sono i RIR (Regional Internet Registry) che a loro volta assegnano gli indirizzi IP disponibili ai vari provider che poi consentiranno la connessione ad Internet ad server farm, aziende e privati.

IANA ha finito gli indirizzi IP da assegnare il 3 febbraio 2011, quelli disponibili sono in possesso dei RIR.
I RIR sono 5: AFRINIC (Africa), APNIC (Asia e pacifico), ARIN (Nord America), LACNIC (Centro e Sud America) e RIPE (Europa e Medio oriente), ciascuno con la propria disponibilità e le proprie esigenze.
AFRINIC e LACNIC hanno a disposizione ancora parecchi indirizzi ma non ne stanno consumando molti.
ARIN ha ancora parecchi indirizzi a disposizione ma serve una zona dove la diffusione di Internet è molto elevata.
Sono messi peggio RIPE e APNIC. Soprattuto APNIC che serve una regione dove la crescita di Internet è tumultuosa.

Si prevede che APNIC finisca gli indirizzi IP a disposizione nei prossimi mesi, nessuno sa dire quando ma sicuramente molto prima della fine dell'anno. RIPE seguirà a breve, probabilmente anche questo prima della fine dell'anno.
Per ARIN invece l'esaurimento è previsto per l'anno prossimo.
Che cosa succede una volta che un RIR finisce gli indirizzi IP a disposizione? Succede che gli indirizzi IP disponibili restano nelle mani dei providers che se li sono accaparrati e non ne resteranno più per nuovi providers che vogliano entrare sul mercato o per quelli già esistenti che abbiano utilizzato tutti quelli già in loro possesso.

Già ma IPv6? Il nuovo protocollo è stato progettato e messo a punto già diversi anni fa, diciamo che è pronto più o meno dal 2005.
Il problema è che dal 2005 ad oggi non si sono fatti grossi sforzi per metterlo in funzione. Non è una impresa semplice perché si tratta di riconfigurare tutte le apparecchiature di comunicazione, i server dei vari siti e servizi Internet, i router e i computer degli utenti finali.
Ma se si fosse cominciato il lavoro nel 2005 o almeno nel 2008 adesso saremmo già abbastanza avanti e invece la diffusione di IPv6 è ancora molto limitata.
E' nella natura umana procrastinare e questo caso non fa eccezione.
Non se ne parla fino a quando non diventa un problema e da quel momento in poi si comincia a lavorare in emergenza e a trovare delle soluzioni di ripiego.

I RIR già da tempo assegnano indirizzi IPv6 ai providers che ne fanno richiesta ma una volta esauriti gli indirizzi IPv4 l'assegnazione di indirizzi IPv6 resterà l'unica soluzione per i provider che vorranno accedere ad Internet.
Il problema è che, se IPv6 non è ancora sufficientemente diffuso, un sito Internet che sia raggiungibile solo con il nuovo protocollo avrà la possibilità di essere contattato solo da pochi utenti.
Ci sono dei modi per accedere ad indirizzi IPv6 attraverso un provider che fornisce solo indirizzi IPv4 ma si tratta, appunto, di soluzioni di ripiego. Complesse e non alla portata di tutti.

Cosa succederà nei prossimi mesi? Poco o niente secondo me.
Sicuramente darà uno scossone l'esaurimento degli indirizzi IP di APNIC e in quell'area verranno fatti grossi sforzi per passare in fretta a IPv6.
Però siccome noi occidentali accediamo poco a siti asiatici lo continueremo a vedere come un problema di altri. Ma nel frattempo questi "altri" faranno, per necessità un grosso passo avanti per ammodernare le proprie strutture di comunicazione.
Nel 2012-2013 quindi avremo un'Asia che avrà praticamente completato la transizione a IPv6, un'Europa che si troverà ad affrontare il problema e dovrà fare degli sforzi significativi e un'America che vivrà la stessa situazione a breve.

Da parte mia mi sto documentando sul nuovo protocollo, sto seguendo un corso organizzato dal GARR, sto leggendo un libro e sto facendo delle prove.
Prossimamente nuovi articoli su questo argomento.

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